Lo yoga è una pratica adatta a tutti, anche alle persone più sportive e con una passione per ciò che è estremo.
Non è un caso che lo yoga venga sempre più spesso incluso nei programmi di allenamento anche di atleti professionisti, e che molti amanti della montagna e della natura decidano di avvicinarsi a questa disciplina.
Da alcuni anni il binomio yoga e arrampicata è sempre più familiare tra gli scalatori, cerchiamo di capire insieme perché.
Indice
Perché yoga e arrampicata?
L’arrampicata è essa stessa una forma di yoga e di meditazione in movimento, che richiede molta concentrazione e consapevolezza del proprio corpo.
E’ uno di quegli sport che, indipendentemente dal livello di bravura, ci porta a fare i conti con noi stessi, con le nostre emozioni e le nostre paure, con i limiti oggettivi del nostro corpo e della nostra mente.
La stessa cosa accade quando ci mettiamo sul tappetino e ci lasciamo andare nelle diverse asana, al ritmo del nostro respiro.
Cos’hanno in comune queste due discipline?
Si tratta di due discipline apparentemente lontane, ma che in realtà hanno molti punti in comune. Se anche voi siete praticanti di yoga conoscerete sicuramente quella sensazione di mente “vuota”, nel quale tutto si sospende e il flusso dei pensieri diventa più ordinato e chiaro.
Ciò accade quando ci immergiamo in una meditazione profonda o quando siamo molto concentrati e coinvolti in quello che facciamo sul tappetino.
Ecco, la stessa cosa accade quando scaliamo, quando siamo solamente noi e la roccia. In quel momento la mente non può permettersi di pensare alla cena, alla spesa o al lavoro, perché è completamente immersa e concentrata nel cercare l’equilibrio e capire come andare avanti per arrivare in cima. Questo è il primo e più forte punto in comune tra le due discipline.
Nel momento in cui si inizia a praticare yoga si impara che è la pratica in sé la ricompensa maggiore che si ottiene. E così, ogni giorno, poco alla volta, ci si dedica a se’ stessi, iniziando a mettere da parte un po’ di tempo per rallentare la giornata, trovando così un ritmo più lento e naturale che ci permette di riflettere e di ammordibire la mente imparando ad osservare con maggiore chiarezza ed attenzione il momento presente.
La pratica delle posizioni yoga ci fa rilasciare tensioni che col tempo si sono accumulate nel corpo e allo stesso tempo ci riconnette con il nostro respiro, insegnandoci ad inspirare completamente ed ad espirare, lasciando andare tensioni e blocchi del passato.
Rallentando il ritmo alleniamo la mente a concentrarsi su una cosa per volta e a focalizzarsi esclusivamente su quello che fa in quel momento preciso, senza permetterle di fluttuare tra mille altri pensieri. Ed è proprio questo che accade quando ci infiliamo le scarpette e iniziamo a scalare – la riconnessione al presente è ancora più forte e
immediata.
I benefici dello yoga nell’arrampicata
Lo yoga ci aiuta innanzitutto a migliorare la nostra mobilità e flessibilità: questo significa ampliare il range dei movimenti che possiamo poi fare in parete, come ad esempio caricare un piede molto in alto o mantenere il bacino vicino alla roccia grazie ad una maggiore apertura delle anche.
Praticare yoga significa imparare ad ascoltare il proprio corpo con una maggiore consapevolezza, quindi cogliere i segnali che esso ci manda e gestire meglio eventuali infortuni o dolori dopo una giornata in falesia. Se integriamo le asana con alcuni esercizi di pranayama inoltre impariamo a lavorare sul nostro respiro, elemento fondamentale
quando scaliamo, e a calmare la nostra mente e i nostri pensieri, non permettendo loro di sopraffarci quando ad esempio stiamo per affrontare un passo cruciale sulla roccia.
Lo yoga ci insegna a lasciare che i nostri pensieri siano solo transitori e non si trasformino in convinzioni limitanti che possono inibire la nostra performance sportiva.
Quali asana sono più adatte per un arrampicatore?
Sono molte le asana che possono portare beneficio ad un climber. I punti fondamentali su cui lavorare sono le spalle, la schiena e le anche. Il mio suggerimento da yogini climber è quello di cercare di compensare sempre il lavoro fatto in parete con quello sul tappetino.
Ad esempio quando si scala da molto tempo si tende ad avere le spalle un po’ più curve: compensare con posizioni yoga per aprire il petto e il torace ci può aiutare a prevenire una cifosi dorsale.
Una delle pose yoga più conosciute e ottime pre/post arrampicata è il cane a faccia in giù: si tratta di una posa di allungamento completo, che rafforza e allunga i muscoli delle spalle, gran dorsale, ed estende i tutti muscoli della catena posteriore. Aiuta inoltre a prevenire le lesioni della cuffia dei rotatori. Spalle più forti migliorano la stabilità quando siamo in parete, una maggior flessibilità delle gambe aiuta la resistenza su placca.
La posizione dell’aquila è altrettanto ottima: richiede forza, elasticità e resistenza, ma anche massima concentrazione per restare in equilibrio. Questa posa allunga i dorsali, trapezio e deltoide, rafforza ginocchia e caviglie e migliora l’equilibrio generale.
Infine, tutte le torsioni sono perfette per allungare schiena, spalle e pettorali. Facilitare i movimenti di torsione del
busto mentre si arrampica ci aiuta ad alleviare eventuali mal di schiena causati da tensioni muscolari.
Esiste uno stile di yoga più adatto per un arrampicatore?
Esistono moltissimi stili di yoga diversi e non credo ce ne sia uno di più o meno adatto per chi scala. Il mio invito è sempre quello di praticare e sperimentare stili diversi fino a trovare quello più adatto a noi e al nostro corpo.
Ognuno di noi ha un corpo diverso, con una storia diversa alle spalle, e lo stile perfetto per me non sarà lo stesso per qualcun altro. Imparare ad ascoltare il proprio corpo con i suoi limiti è il primo passo per trovare la pratica
e le pose più adatte a noi, che possono variare anche a seconda della fase di vita i cui ci
troviamo, o alla routine di questo momento.
Rimaniamo con la mente fluida e aperta, sperimentiamo e lasciamoci guidare dal nostro corpo: non sbaglia mai.