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Meditazione analitica VS Meditazione concentrativa (stabilizzante)

da | Giu 16, 2019

Nel corso della storia dello yoga sono nate innumerevoli tecniche di meditazione e, anche oggi, ne continuano a nascere delle altre.

In alcune ci si concentra su un’immagine, in altre si prende in considerazione un chakra, in altre si usa il corpo e in altre ancora si usa un mantra per concentrare la mente.

Ognuna ha le sue caratteristiche e, anche se possono sembrare a prima vista molto diverse tra loro, tutte possono ricadere all’interno di due grandi tipologie di meditazione: la meditazione concentrativa (anche chiamata stabilizzante) e la meditazione analitica.

In questo articolo andrò ad esaminare in che cosa consistono e quali sono le differenze tra questi due modi di meditare.


La meditazione concentrativa

Meditazione concentrativa stabilizzante

La meditazione concentrativa, da molti conosciuta come stabilizzante, consiste nel “concentrare” la mente su un oggetto di concentrazione.

Quando pratichiamo questa tecnica cerchiamo di mantenere la mente concentrata per tutta la durata della pratica e, se perdiamo la concentrazione e la mente se ne va dietro ai pensieri, quando ce ne accorgiamo ritorniamo all’oggetto della concentrazione.

Per la mente è normale correre dietro ai pensieri, vivere nel tempo psicologico, non stare nel qui ed ora e quando tentiamo di mantenerla su un unico oggetto oppone delle resistenze.

La condotta abituale della mente è quella di vagare ed essere agitata, non a caso infatti è chiamata “mente scimmia”, appunto perché salta continuamente da un pensiero ad un altro.

La meditazione stabilizzante serve proprio per lavorare su questa caratteristica della mente, con lo scopo di renderla più stabile e calma.

In poche parole, la meditazione concentrativa non è altro che quello che Patanjali, negli Yoga Sutra, definisce Dharana, che significa appunto concentrazione.


Gli oggetti per la concentrazione

respirazione dal naso

Se vogliamo praticare questo tipo di meditazione, abbiamo veramente l’imbarazzo della scelta perché nel corso dei millenni sono nate moltissimi meditazioni, che sono sempre concentrative, ma che usano oggetti per la concentrazione differenti.

Vediamo i principali:

  • Il respiro: questo è un oggetto del tutto naturale e viene usato in moltissime meditazioni. Spesso viene usata la respirazione ad esempio nella meditazione mindfulness.
  • Le sensazioni: anche questo è un oggetto naturale sul quale possiamo concentrare la mente. Ritroviamo questo oggetto ad esempio in molte forme della meditazione Vipassana. Anche la pratica delle asana, se fatta correttamente come spiego in questo articolo, in fondo non è altro che una meditazione dinamica in cui ci si concentra sulle sensazioni del corpo che si manifestano nelle differenti posizioni.
  • Un immagine: in questo caso invece si tratta di un oggetto immaginario. Possono essere usati simboli, disegni, immagini di persone illluminate, dei che incarnano delle specifiche virtù etc…
  • Un suono: questo invece è l’oggetto che viene usato ogni volta in cui si medita usando i mantra, come ad esempio il conosciutissimo Om, il Gayatri, e molti altri. Se ti piace la meditazione con il suono, dai un’occhiata a 21Mantra, il programma di 21 giorni dedicati ai mantra.

La meditazione analitica

Meditazione analitica

In questo tipo di meditazione ci focalizziamo nell’analizzare qualcosa di reale, come ad esempio ciò che si manifesta nel corpo, oppure possiamo anche soffermarci nell’indagare concetti importanti come ad esempio l’impermanenza, l’Io, la non identificazione, il flusso dei pensieri, il momento presente, il lasciare andare e molti altri insegnamenti preziosi che possiamo coltivare mentre meditiamo.

Lo scopo principale di questo tipo di meditazione è quello di eliminare tutti i condizionamenti (samskara), che ci fanno vedere la realtà in modo distorto, per riuscire a vederla senza filtri, per ciò che è veramente.

Quando queste illusioni sono eliminate, anche molti altri problemi, le cui radici affondano in Avidya (la non visione, l’ignoranza spirituale) scompaiono per lasciare il posto al benessere psico-fisico.

La meditazione analitica inoltre è quella che conduce anche alla saggezza, che a sua volta permette di  avanzare sul cammino spirituale.


Meditazione analitica o concentrativa? Quale praticare?

Analisi o concentrazione

Molte persone mi chiedono qual’è il tipo di meditazione più adatta a loro e solitamente la mia risposta è la seguente: dipende dalla tua esperienza.

Se non hai mai praticato nessuna forma di meditazione e la tua mente è piuttosto agitata, penso che sia più opportuno iniziare con quella concentrativa. Affermo questo perché, per praticare quella analitica, c’è bisogno di avere una mente calma e concentrata, altrimenti è impossibile analizzare un determinato concetto.

Solo quando si riesce a mantenere la mente stabile su un oggetto, si può passare ad analizzare qualcosa.

Finché però la mente è agitata, continua a reagire ad ogni cosa che avviene, corre dietro ai pensieri e non è concentrata, secondo me è preferibile iniziare con la meditazione stabilizzante.


Due facce della stessa medaglia

Anche se può sembrare che siano due tipi di meditazioni completamente diverse, sono strettamente correlate. La pratica della meditazione stabilizzante infatti, porta alla meditazione analitica e, viceversa, senza un analisi oggettiva non ci può essere una concentrazione corretta.

Nel corso che ho creato su questo argomento in cui si apprende a meditare in un solo mese, Meseditazione, inizialmente faccio praticare un tipo di meditazione concentrativa, ma con il passare dei giorni introduco gradualmente concetti importantissimi, i quali fanno si che la meditazione sia anche analitica.

Perciò a mio avviso le due meditazioni sono due facce della stessa medaglia e dovrebbero sostenersi a vicenda. L’una sostiene e rafforza l’altra, e insieme conducono ogni praticante a sperimentare i tanto auspicati benefici della meditazione.


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