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Mindfulness: la via della consapevolezza (1° parte)

da | Set 16, 2018

Avrai senz’altro sentito parlare di meditazione, letto libri sull’argomento e forse fatto qualche esperienza, ma nell’insieme è possibile che qualche dubbio ancora ti sia rimasto e che alcune domande che ti sei posto sull’argomento continuano ancora a girovagare nella tua mente.

Con questo articolo vorrei aiutarti a portare un po’ di chiarezza sull’argomento in particolare sulla meditazione Mindfulness, una delle tecniche di meditazione in assoluto più diffuse al mondo.

Per parlare della Mindfulness occorre essere chiari fin da subito e chiarire gli equivoci più comuni sulla meditazione.E posso iniziare dicendo ciò che a mio parere non è la Mindfulness e fare luce sulle credenze più comuni.


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Quello che la Mindfulness non è

Quello che la mindful non e

Non è una religione; le sue origini sono molto lontane e vengono dal buddismo, ma la Mindulfness è stata completamente ripulita dell’aspetto storico culturale e oggi è una pratica alla portata di tutti, di qualsiasi ceto sociale, di qualsiasi etnia e religione.

Non è sinonimo di rilassamento; il rilassamento è una cosa la meditazione un’altra. Certamente con la meditazione possiamo raggiungere alti stadi di rilassamento e di calma sicuramente benefici. Dunque il rilassamento può essere una piacevole conseguenza della meditazione, ma non il significato della meditazione stessa.

Non è una possibilità per controllare i pensieri; esistono tecniche che ci consentono di fermare i pensieri oppure di allontanarci da essi, ma questo non è il fulcro della meditazione, è una possibilità.

Non è una tecnica per evadere dalle situazioni spiacevoli; il senso di meditare infatti non è essere altrove ogni volta che non ci piace essere dove siamo. Al contrario la meditazione ci insegna ad essere esattamente nel qui ed ora, con tutto ciò che c’è, sia esso piacevole che spiacevole.

Non è un metodo per controllare i propri pensieri o il proprio respiro; non controlliamo nulla, semplicemente seguiamo il flusso e ne diventiamo parte oppure ne diventiamo i testimoni.


Medito…dunque sono!

Dunque meditare non è cercare di essere altrove e avere solo pensieri favorevoli escludendo tutto ciò che non ci piace, non è una via di fuga o una via che ci facilita le cose.

Nella sua essenza la meditazione è un gesto interiore – poiché ci rivolgiamo al nostro interno – che trasporta il cuore e la mente verso la consapevolezza del momento presente; è un movimento interiore che accetta tutto ciò he accade così com’è, senza riserve, senza limiti. Attraverso il gesto interiore di rivolgersi a sé possiamo raggiungere un’accettazione totale, senza alcuna resistenza, senza alcun giudizio.

La meditazione è anche una modalità per diventare consapevoli, presenti, gentili, empatici ed equilibrati e tutto ciò ci fa stare bene con noi stessi.


Il respiro, la porta della consapevolezza

Il respiro come porta della consapevolezza

Il respiro ci accompagna dai primi istanti della nostra vita, fino all’ultimo: è come un caro amico che non ci abbandona mai.

Ci sostiene in ogni istante ed è uno strumento prezioso nella meditazione, è una guida verso la consapevolezza.
Quanto ci sediamo in meditazione possiamo dare un po’ di attenzione a questo nostro amico, ma anche durante la nostra vita quotidiana possiamo utilizzare il respiro per essere presenti esplorandone le qualità.

Ogni tanto ci ricordiamo del nostro respiro e appoggiamo per esempio la nostra attenzione alle narici, all’aria che entra e che esce. E anche quando ci sentiamo sotto pressione possiamo ricordarci che il nostro respiro è sempre lì, e possiamo affidarci a lui, fino a che le tensioni non si sciolgono.

Approfondimenti:


La consapevolezza, questa sconosciuta

Quando applichiamo una qualità di attenzione particolare alle cose, oppure a ciò che stiamo facendo, trasformiamo la natura stessa dell’esperienza e diventiamo consapevoli. Questo tipo di consapevolezza che nella meditazione Mindfulness è nota anche come presenza mentale, è qualcosa di più profondo che un semplice prestare l’attenzione.

E’ un prestare l’attenzione con un intento profondo e senza giudizio, alle cose così come sono, istante per istante. Non si tratta di prestare maggiore attenzione, ma di prestare attenzione con una qualità diversa e più saggia, utilizzando la mente e il cuore.

Significa lasciar scorrere ogni cosa così com’è senza volerla interpretare, giudicare o manipolare.


La mindfulness per la salute e il benessere

Mindfulness per la salute ed il benessere

Jon Kabat-Zin ha sviluppato un protocollo che ha chiamato Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) e che ha definito come una combinazione magistrale di tre tecniche meditative: zen, vipassana e Hatha yoga specificando che è una consapevolezza che sorge quando si presta volutamente attenzione a qualcosa, nel momento presente, in assenza di giudizio.

Con la Mindfulness, Kabat-Zin ha reso la meditazione fruibile a tutti e in tempi brevi, alleggerendola della sua storia millenaria; ha pensato alla meditazione Mindfulness come un metodo per aiutare le persone che soffrono di stress. In seguito poi la sua applicazione ha avuto ulteriori sviluppi e oggi possiamo dire che i benefici del protocollo di Kabat-Zin sono pressoché identici a quelli di altri tipi di meditazione.

Dopo Herbert Benson (autore del best seller Il libro tibetano del vivere e del morire), un cardiologo che negli anni Settanta ha studiato le connessioni tra le tecniche di rilassamento occidentali e la meditazione, molti studi in diversi campi della medicina, della fisiologia e psicologia hanno contribuito a mettere in luce gli effetti positivi della meditazione sulla salute.

Possiamo dunque dire che alcune pratiche sono in grado di abbassare il livello di colesterolo, ha effetti positivi contro l’invecchiamento, può aiutare chi soffre di reumatismi, allevia i sintomi di alcuni problemi digestivi, accelera la guarigione di alcune malattie dermatologiche.

E naturalmente la meditazione aumenta il nostro benessere, l’attenzione, l’empatia e la capacità di gestire le emozioni, porta calma e rilassatezza, aumenta la capacità di concentrazione, riduce l’ansia e insegna a gestire i momenti di stress.


Un ponte tra oriente e occidente

Sogial Rinpoche è stato tra i primi maestri tibetani a recarsi in Occidente e a insegnare in molti paesi; ha fondato centri di meditazione in tutto il mondo. Anche Kandro Rinpoche è stato molto bravo ha costruire un ponte tra la tradizione buddista e il mondo moderno.

In particolare ci ha insegnato a sfatare un mito: la meditazione non ha nulla a che fare con la spiritualità, ma è piuttosto un invito a conoscere e smantellare il nostro modo abituale di vedere noi stessi e il mondo che ci circonda.

“La cosa più importante – dice – è riuscire a riconoscere il vostro potenziale interiore e le capacità di cui siete dotati, e che dedichiate a ciò un po’ del vostro tempo”.


Prendersi cura di se stessi e dell’altro

Prendersi cura di se stessi

Da piccoli i nostri genitori ci insegnano le cose fondamentali della vita: respirare, camminare, sederci , mangiare, parlare, lavarci.

Quando iniziamo la pratica della meditazione è come imparare nuovamente a respirare e camminare a fare tutto ciò che già conosciamo, con un’altra qualità. In consapevolezza. Impariamo a portare l’attenzione e a mettere cura in ciò che facciamo e lo facciamo partendo esattamente dal punto in cui ci troviamo.

In questo modo ci prendiamo cura di noi e contemporaneamente anche dell’altro poiché diventiamo attenti, consapevoli e responsabili, e iniziamo a sentire la comunione con le persone che ci circondano e con il mondo intorno a noi.


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Grazie e namaste! :-D


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*Immagini tratte da Bigstock

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