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Satya, verità ed onestà nello yoga e nella vita

da | Mag 21, 2018

Nell’ultimo articolo ti ho parlato di Ahimsa, la non violenza, il primo dei 5 Yama.

Oggi invece approfondirò il secondo, Satya, che si riferisce alla verità e al fatto di essere onesti sia con noi stessi che con gli altri.

Spesso si pensa che questo principio yogico si riferisca al solo fatto di dire la verità ma, come scoprirai in questo articolo, è molto più sottile e abbraccia anche molti altri aspetti della vita.

“Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.”

Il Buddha

Buona lettura e buona scoperta della verità ;-)


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Il significato di Satya

Significato-Satya-Onesta

Oggi vorrei approfondire Satya, nome in sanscrito che letteralmente si traduce in “verità e onestà“.

Questa parola viene anche interpretata come ” verità assoluta“, ma Satya si riferisce anche alla virtù di essere sinceri nel proprio pensiero, nella proprie azioni e nella parola durante la vita di tutti i giorni.

Nello Yoga, Satya è il secondo dei cinque Yama, così come ci è stato tramandato nel sentiero degli Otto Passi di Patanjali, gli Yoga Sutra.

“Quando il sadhaka (il praticante) è ben stabilito nella pratica della verità, le sue parole diventano così potenti che qualsiasi cosa dica si realizza.”

Yoga Sutra 2,36

La parola Satya deriva dalle parole Sat e ya: Sat significa essere, la realtà, ed è il participio presente della radice come “essere”, mentre Ya sta per yam e significa “avanzare, sostenere, sorreggere”.

Satya e/o Satyam indica colui “che sostiene e avanza nella realtà di essere“, letteralmente “ciò che è vero, reale, genuino, affidabile, valido“.

Nella letteratura Vedica e poi nei Sutra, il significato della parola Satya si evolve nel concetto etico sulla veridicità e viene considerata una virtù importante.

Satya inoltre è un concetto ampiamente discusso nelle varie Upanishad, tra cui la “Brhadaranyaka Upanishad” dove Satya è chiamato il mezzo per Brahman, così come Brahman stesso che si traduce in “Essere” e “il vero sé”.

Per approfondire leggi anche:


La verità nel parlare

Sincerita nel parlare

Ma come possiamo applicare un concetto coì elevato nella vita di tutti i giorni?

Satya ha che fare anche con il dono della parola e con la modalità con la quale utilizziamo questo dono.

Dunque se dovessimo applicare i fondamenti di Satya nella nostra vita quotidiana attraverso l’uso della parola, allora potremmo riassumerne nel modo seguente le principali azioni da compiere:

  • parlare gentilmente,
  • parlare con amore,
  • dire la verità,
  • riflettere prima di parlare.

Come puoi osservare, la semplice applicazione di questi principi porta con sé qualità di chiarezza, trasparenza e cura che si rifletteranno in modo tangibile nella nostra vita.

Parlare gentilmente è anche sinonimo di scandire bene le parole e con un tono appropriato; urlare e parlare in maniera frettolosa sono modalità aggressive dell’espressione.

Parlare con amore significa ascoltare il proprio cuore mentre dirigiamo le nostre parole verso l’altro, e allo stesso tempo, far si che le nostre parole arrivino al cuore dell’altro. Questo implica un ascolto profondo di noi e dell’altro.

Dire la verità è un atto naturale se le nostre parole vengono dal nostro cuore, mentre riflettere implica un momento di ascolto di noi stessi e dell’altro e una modalità ‘slow’ nell’esprimerci.

Occorre eliminare la parola inutile, quella che non serve, la parola riempitiva che vuole riempire il vuoto dei nostri disagi, la parola superficiale priva di senso reale e la parola frettolosa, quella detta in fretta, senza riflettere.

Queste parole vengono spesso utilizzate per nascondere e dirigere le nostre insicurezze, i nostri timori e diventano così il velo delle nostre paure.


La sincerità di fronte a sé stessa

Essere sinceri e guardarsi dentro

Vorrei approfondire ulteriormente il concetto di verità.

Cosa significa davvero dire la verità? Significa forse esprimere in modo crudo e spontaneo ciò che per noi è vero?

Non proprio.

Se occorre parlarsi gentilmente e con amore così come ho poco fa accennato, come possiamo relazionarci con le cose che hanno necessità di essere dette come per esempio i nostri sentimenti, le nostre emozioni e le nostre paure?

Anche in questo caso c’è un modo per dirlo: mettersi nei panni di colui che abbiamo di fronte, un figlio, un collega, un parente e parlargli come tu ameresti che lui parlasse a te.

La verità è un dono importante, ma il modo con il quale manifesti questo dono è altrettanto importante.

Essere veri, sempre, implica ogni volta guardarsi dentro.

Per esempio possiamo credere di essere gentili e amorevoli con l’altro perché siamo generosi, ma poi se approfondissimo il nostro comportamento potemmo forse scoprire che abbiamo una grande necessità di attenzione e che il nostro agire gentile ha come finalità quello di ricevere attenzione, anziché darne.

Allora abbiamo la possibilità di scegliere se continuare a distorcere la verità, oppure riconoscere la verità stessa anche se questa può deluderci e non piacerci.

Nel momento in cui riconosciamo la verità possiamo spingerci oltre e crescere come individui portando trasformazione nella nostra vita.

Cosa è la verità ce lo insegna anche questa novella indiana.

Se capisci l’inglese puoi vedere il video, altrimenti la puoi leggere di seguito.

“Un giorno un re riunì alcuni ciechi e propose loro di toccare un elefante per constatare come fosse fatto.

Alcuni afferrarono la proboscide e dissero: ‘E’ simile a un grosso ventaglio’.
Quelli che tastarono una zanna dissero: ‘ E’ simile a un timone ricurvo’.
Quelli che avevano accarezzato la testa dissero: ‘Assomiglia ad un monticello.’
Quelli che avevano toccato una zampa dissero: E’ simile a un albero.’

Ciascuno era convinto della propria opinione e di lì a poco la discussione divenne una rissa.

Il re si mise a ridere e commentò:

“Questi ciechi discutono e altercano, ma il corpo dell’elefante è unico e sono solo le differenti percezioni di ciascuno che hanno provocato diverse valutazioni. Chi non si sforza di avere della realtà una visione più ampia possibile, ma si accontenta di alcuni aspetti separati senza metterli in relazione, si comporta come questi ciechi.”


Satya nella vita di tutti i giorni

Essere veri nella vita

Per essere veri occorre dunque riconoscere il proprio sé e possiamo farlo attraverso l’ascolto, un ascolto interiore che va oltre la mente.

E’ un ascolto sottile che parte dal respiro ed esplora le sensazioni che accadono nel corpo, fino ad arrivare allo spazio interiore dove albergano quiete e silenzio: è questo il luogo dove si trova la nostra verità.

Occorre toglierci la maschera e diventare consapevoli della verità di ciò che siamo; impariamo con la pratica a vivere nel presente senza giudizio e con umiltà.

Si tratta di una pratica costante che va affinata tutti i giorni e che possiamo riflettere in ogni gesto, in ogni luogo, in ogni attimo della nostra vita.

Patanjali ci insegna che Satya è un comportamento di verità, una qualità per mantenersi veri sempre: nelle parole, nei comportamenti, nei pensieri, un modo di perseguire la verità fuori di noi stessi, ma soprattutto all’interno.


Quando la verità può causare conflitto

La verita puo far male

Gli Yamas non hanno uguale importanza; Patanjali ci indica la non violenza per primo perché lo ritiene di più alta importanza.

Nel nostro cammino sono entrambi importanti, ma potrebbe succedere che la verità entri in conflitto con la non violenza.

In quel caso diamo la priorità alla non violenza.

Patanjali stesso ci insegna che dobbiamo dire la verità solo quando questa non causa violenza o dolore. A volte non dire la verità salva da situazioni di violenza e di dolore che porterebbero a sofferenza inutile.

A volte non è il momento, altre volte è meglio tacere.

E’ importante anche il modo con il quale esprimiamo la verità.

Il Mahabha Srata, la grande epopea indiana, dice “Di la verità piacevole, non dire le verità spiacevoli. Non mentire anche se si tratta di menzogne dolci all’orecchio. Questa è la legge eterna del Dharma.”

Satya indica l’uso benevolo della parola e delle azioni mentali.

Bisogna dire la verità, ma quando è dura occorre stare attenti a non dirla bruscamente, si possono trovare formule rispettose che possano essere di aiuto a chi ci ascolta.

Imporre le proprie idee, il proprio pensiero, il proprio punto di vista, è arrogante e violento.

Talvolta è meglio tacere, poiché saper tacere è una grandissima virtù.


Ascoltare il proprio sé

Ascoltarsi per essere onesti

Un’altro aspetto fondamentale di cui bisogna tener conto è l’ascolto di sé, fondamentale per praticare Satya nella vita di tutti i giorni.

Ascoltarci nella vita di tutti i giorni, significa fermarci un attimo, respirare, seguire l’onda del respiro che ci conduce dentro di noi. Usciamo così dalla mente intasata da parole, immagini, stimoli, idee e fantasie e lasciamo andare i concetti che arrivano dall’esterno.

Per farlo appoggiamo la nostra attenzione dentro di noi, all’interno in quello spazio interiore dove albergano quiete e silenzio.

Forse prima di arrivare, possiamo incontrare ombre ed emozioni che non ci piacciono, ma è questo il luogo della verità. Dunque per accederci è importante osservare e attraversare anche le nostre ombre e tutto ciò che non ci piace.

Questo è il solo luogo dove possiamo riconoscerci e ritrovarci, dove possiamo gettare la maschera e osservare ciò che veramente siamo.

Diventiamo via via consapevoli di tutte le maschere fino a lasciare andare un po’ alla volta, ripulendo il cammino e riducendo lo spazio tra ciò che crediamo di essere e ciò che siamo.

Per approfondire:


La verità è nel qui e ora

La verita e nel qui ed ora

Quando appoggiamo la nostra attenzione alla mente, oppure fuori di noi, ci allontaniamo da ciò che siamo.
La mente non è il luogo della verità, qui non può esserci risveglio, né consapevolezza.

Ma quando appoggio la mia attenzione, dentro di me, in un punto al mio interno, è esattamente in quel punto che posso iniziare ad osservare come lo spazio di silenzio che via via si espande, ha le qualità della mia essenza, della Verità di ciò che sono.

Non occorre nient’altro.

Non occorre cercare la Verità, occorre semplicemente accorgerci che essa è già insita in noi, in quel soffio di respiro, in quello spazio vuoto ma allo stesso tempo anche ricco della nostra essenza, della nostra vitalità, dell’energia creativa.

Non dobbiamo fare nulla se non restare in ascolto e accogliere ogni movimento che accade dentro di noi, come ciò che è.

Satya, così come ci insegna Patanjali, è un comportamento di verità, una qualità per mantenersi veri sempre: nelle parole, nei comportamenti, nei pensieri, ma anche un modo di perseguire la verità all’esterno di noi stessi ma soprattutto all’interno.

Leggi anche:


Conclusioni

Satya, è uno dei principi più importanti dello yoga e, come ti ho spiegato, per arrivare ad essere onesti con gli altri bisogna prima di tutto guardarci dentro ed essere veri con noi stessi.

Bisogna prenderci il tempo di respirare, andare oltre la mente affollata di pensieri, darci il tempo di ascoltarci e cercare di essere nel momento presente.

Solo in questo modo possiamo arrivare ad essere totalmente sinceri con noi stessi e con gli altri nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.

Scopri anche gli altri Yama:

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Grazie per l’attenzione e Namastè :-)


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*Immagini tratte da Bigstock

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