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Il karma: cos’è, cosa significa e come funziona la legge karmica

da | Feb 25, 2018

Ormai la parola Karma è in ogni dove, nelle canzoni, su facebook e nelle nostre battute quotidiane tra amici.

Ma cosa significa questo termine sanscrito? In che cosa consiste il principio karmico? Che cos’è la legge karmica? Come influenza la nostra quotidianità? Perché può essere visto come opportunità di crescita?

Finché un uomo non uccide, non annichila l’io, ci sarà Karma;
poiché l’io è la causa del Karma, ma se si distrugge quell’io,
quell’io che dice: ” io ero, io sono, io sarò”, allora la ruota
della vita e della morte, con i suoi raggi che sono ansia, dolore,
pena e gioie passeggere, si ferma, e voi diventate il maestro,
colui che ha toccato la liberazione, che ha toccato il Regno della felicità.

La ruota del Karma di Krishnamurti

Se vuoi conoscere le risposte alle precedenti domande e vuoi approfondire questo argomento tanto bello quanto complesso, allora ti invito a metterti comoda e a leggere questo articolo.

Buona lettura! ;-)


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Che cos’è il Karma

Che cose il karma

Il Karma, nelle religioni e filosofie orientali, è l’atto degli esseri senzienti che muove verso un fine in relazione al principio di causa-effetto che vincola gli esseri al “Samsara“, cioè al ciclo della vita, morte e rinascita.

I principi del Karma si sono sviluppati partendo dalle speculazioni religiose delle Upanisad vediche (testi sacri del Brahmanesimo), e sono fondamentali nell’Induismo, nel Buddismo, nel Giainismo e in altre religioni orientali.

In Occidente invece sono stati diffusi nel XIX secolo dalla Società Teosofica e sviluppati dalle più odierne filosofie New Age.

La legge karmica sostiene che le azioni sono cause e conseguenze di altre azioni, quindi non esiste nulla di casuale ma ogni cosa è interconnessa in un intreccio di legami causa-effetto.

Dunque, per il principio karmico, le azioni che producono effetti “negativi” influenzano negativamente il Dharma o “legge universale” e portano Karma “negativo” ; mentre le azioni “positive” portano un Karma “positivo” , tutto ciò sia nella vita attuale che nelle successive.

La legge del Karma, nelle Upanisad vediche, afferma che la sorte dell’uomo nella vita e dopo la morte è segnato dalla sua condotta, quindi sia l’azione rituale, che qualsiasi azione umana, produce conseguenze future.

Ora vediamo nello specifico il significato del Karma nelle religioni e filosofie più importanti dell’Oriente…


Un principio, varie interpretazioni

karma nelle religioni

Il karma è un principio sul quale si basano molte religioni orientali e, nonostante il concetto di karma sia unico, assume sfumature leggermente diverse a seconda delle religioni.

In questo paragrafo ho cercato di riassumere il principio karmico secondo il punto di vista delle 3 principali religioni dell’India ed infine secondo lo yoga.

Scoprire le leggere differenze ti può aiutare a capire meglio il concetto.


Nel Buddismo

Il Karma è il concetto secondo il quale un’azione “virtuosa” origina una o più rinascite “positive”, mentre un’azione “non virtuosa” , che produce sofferenza, origina rinascite “negative”.

Ma esiste per il Buddismo, anche il Karma che porta alla “liberazione”.

Tutte le manifestazioni degli esseri senzienti ha una quantità di “semi” del Karma che, fino a quando non si esauriranno, costringeranno a permanere nel “Samsara”.

Questi semi vengono anche dalle vite passate e possono essere annientati con l’ ” illuminazione” o “Bodhi” e cosi raggiungere il “Nirvana”.

Di seguito riporto le bellissime parole del Buddha tratte dal Dhammapada:

“Se è la sofferenza che temi, se è la sofferenza è ciò che detesti, non compiere mai azioni cattive, perché tutto si vede per quanto segreto.
Persino un volo nell’aria non ti può liberare dalla sofferenza dopo che l’azione cattiva è stata commessa.
Non nel cielo, né nel mezzo dell’oceano, né se ti nascondessi nelle crepe delle montagne, un angolo riusciresti a trovare in questa terra tutta, dove il karma il colpevole non raggiungerebbe.
Ma se vedi il male che altri ti fanno e se sentitamente tu disapprovi, stai attento a non fare al medesimo modo, perché le azioni delle persone con esse rimangono.
Quelli che imbrogliano negli affari, quelli che contro il Dharma agiscono, quelli che frodano, quelli che truffano, se stessi gettano in un gorgo, perché le azioni delle persone con esse rimangono.
Qualsivoglia azione possa un individuo compiere, siano esse di gioia portatrici, siano esse cattive, un’eredità per lui costituiscono, le azioni non svaniscono senza lasciar traccia.”

Dhammapada


Nell’ Induismo

Il principio karmico è legato a quello di “Sara” e “Moksa”, le vie che conducono alla liberazione dal ciclo delle rinascite.

Il “Dharma” o legge universale, nel significato di “corretto agire”, senza inganno, evita l’accumulo di Karma “negativo”, quindi ogni essere senziente contribuisce con il suo comportamento, all’ordine cosmico.

L’induismo ed in generale il pensiero degli indiani è basato su questi principi.

Ecco cosa dice Krisna ad Arjuna nella Bhagavad Gita:

È meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera imperfetta), che fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere prescritto dalla propria natura innata non commette peccato.

Bhagavad Gita


Nel Giainismo

Ogni anima è pura, ma quando si lega agli esseri senzienti, perde purezza; trascorrendo nel ciclo delle vite è contaminata a causa del Karma.

La liberazione delle anime dalle impurità del Karma, si può raggiungere con i giusti modi.

Nel Giainismo le azioni e le emozioni della vita attuale determinano le incarnazioni future, non come una punizione o ricompensa, ma come una conseguenza delle scelte di vita consapevoli ed inconsapevoli.
Quindi, come conseguenza di questi principi, il Giainismo dà molta importanza alla purezza del pensiero e del comportamento etico.


Nello yoga

Negli yoga sutra, il testo fondamentale dello Yoga classico, il Karma è influenzato dagli stati di sofferenza (klesha), che sono:

  • Ignoranza spirituale (avidya)
  • Ego (asmita)
  • Attaccamento (raga)
  • Avversione (dvesa)
  • Volontà di vivere (abhinivesha).

Più volte Patanjali tocca questo argomento e spiega che le azioni di uno yogi non dovrebbero provocare ripercussioni future, in questo modo si può evitare la sofferenza futura.

“La sofferenza che non è ancora venuta deve essere evitata.”

Yoga Sutra 2.16


“Le azioni di uno yogi non sono ne bianche (positive) ne nere (negative), mentre esse sono miste per gli altri.”

Yoga Sutra 4.7


“Le azioni miste danno luogo a impressioni latenti (vasanas) che successivamente produrrano conseguenze dipendenti dalle impressioni stesse.”

Yoga Sutra 4.8

 

Il Raja Yoga o “Yoga regale” è la via verso l’annullamento di questo dolore; attraverso lo Yoga, lo Spirito si libera dai fatti della materia.

Per saperne di più sul Raja yoga e su Patanjali leggi anche:


Il karma in occidente

Il karma in occidente

In Occidente, come abbiamo accennato, il concetto di Karma è spesso ridotto all’idea di “destino“, visto generalmente come il risultato delle proprie azioni o come una forza superiore che può chiamarsi Dio o fato che lo determina.

Poiché il concetto di Karma è legato all’idea di reincarnazione, solo chi ha toccato le filosofie e religioni orientali, facendole proprie, o per esperienze interiori personali e dirette, vede la legge del Karma come esatta in tutta la sua pienezza.


Karma e religione cattolica

La religione cattolica non può credere nel principio karmico così come espresso dall’Oriente, poiché non crede nella reincarnazione delle anime, in questo caso, il Karma, diventa più una responsabilità nelle proprie azioni in questa vita, non in una vita futura.

Anche nella Bibbia si legge di raccogliere ciò che si è seminato:

“Io per me ho visto che coloro che arano iniquità e seminano tormenti, ne mietono i frutti”.

Giobbe 4:8

 

“Osservate i corvi: non seminano, non mietono, non hanno dispense, né granaio, eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli valete?”

Luca 12:24


Karma e filosofia occidentale

Nella Grecia antica invece, l’idea di reincarnazione si rifà agli orifici e ai pitagorici, di cui però non è pervenuto quasi nulla poiché, i propri studi, rimanevano per lo più segreti e per pochi adepti.

I greci la chiamavano “metempsicosi” o trasmigrazione delle anime.

Platone, nella sua “Anamnesi” sostiene che l’anima sa perché ricorda il mondo in cui soggiornava prima di incarnarsi e che sceglie il luogo, il tempo e le caratteristiche di quella nuova vita, che diventa il proprio destino, unione di libero arbitrio e necessità. Secondo Platone, ognuno sceglie prima di incarnarsi la vita che vivrà sulla Terra e riceve un “Daimon”, un compagno unico che ci ricorda il disegno di vita prescelto, quindi il “Daimon” è il portatore del nostro destino.

Plotino, famoso filosofo neoplatonico, sostiene come Platone, che ogni anima sceglie il proprio corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti alla propria anima. Le apparenti casualità e bisogni della vita, il destino di ognuno, sarebbero per Plotino “vocazioni” .

La Teosofia, dottrina esoterica che unisce il misticismo alla scienza, di cui Elena Petrovna Blavatsky fu fondatrice nell’800 ha trattato il tema del Karma; secondo la Blavatsky la legge del Karma riequilibria gli effetti delle azioni umane, per un’armonia universale.

Rudolf Steiner, fondatore dell’ “antroposofia”, in uno dei suoi scritti più importanti “Teosofia” sostiene che il corpo soggiace alla legge dell’ereditarieta, l’anima al destino che si è creato, tale destino si chiama Karma, come progetto dell’io prima di incarnarsi, e gli eventi della vita succesiva, come opportunità per evolvere.


Karma e psicologia

Nel ‘900 Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, antropologo, fondatore della “psicologia analitica” o del profondo, sostenne l’idea di “inconscio collettivo” oltre a quello individuale, formato da archetipi comuni a tutta l’umanità, un karma collettivo in cui rientrava la storia dei propri famigliari, antenati, della comunità ecc.

Nel suo libro “Ma vie”, Jung racconta: “mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunanza di destino che mi lega ai miei antenati. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o problemi che furono lasciati incompleti e senza risposta dai miei genitori…dai miei antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia, un Karma impersonale.”

Jung parlò di inconscio collettivo nel 1912 nel suo libro “trasformazioni e simboli della libido” dove mise in risalto le sue esperienze con dei pazienti schizofrenici, che nei loro deliri, esprimevano miti e conoscenze culturali del passato che non potevano conoscere direttamente, poiché non scolarizzati. Da qui Jung espresse l’idea di “archetipi dell’inconscio collettivo”, come immagini primordiali che ognuno ha dentro di sé, e l’inconsio collettivo come “uno spirito che pervade tutto, onniscente e onnipresente”.

In questa idea il Karma personale è assolutamente legato a quello famigliare e universale e qui, si è sviluppata con Jung, anche il principio di “sincronicita’” cioè la non casualità degli eventi e incontri. Quindi è conoscendo sé stessi, nel processo che Jung definisce “individuazione”, intrecciando conscio e inconscio che si raggiunge la completezza del proprio Sé.

Jemes Hillman, psicoanalista junghiano, saggista e filosofo statunitense, fondatore della “psicologia archetipica”, nel suo “Il codice dell’anima” afferma che la propria personalità e vocazione di vita sono qualità innate e che, il nostro compito nella vita è quello di relizzarle. Hilmman invece la chiama “Teoria della ghianda” per la quale ogni vita è formata da un’immagine peculiare, come il destino di una quercia è contenuto nella sua piccola ghianda.


Karma e scienza

Successivamente, anche la scienza, con la fisica quantistica, si è avvicinata al concetto di Karma come un ordine sottostante alle cose materiali, una forza non casuale che intreccia il Tutto e lo organizza.

Carlo Rubbia, premio nobel nella fisica nel 1984 sostiene che: “parlare dell’origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura si scopre che esiste un ordine preciso che non può essere il risultato di un caso. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri, l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose.”

Inoltre, lo scienziato, parlando del rapporto tra la mente degli esseri umani e l’Universo, chiamò le particelle subatomiche “tendenze mentali”, poiché portatrici di informazioni, supportando l’idea che Tutto è in ogni cosa, che ogni piccola parte dell’Universo ha l’informazione del Tutto.

Il biologo e filosofo inglese Rupert Sheldrake ideò il principio dei “campi morfici”, secondo lo scienziato, la materia risponde ad un disegno sottostante immateriale o mentale, psichico, un campo morfico o morfogenetico che guida le molecole, gli atomi, le cellule, ad avere una forma specifica.

Ma già David Bohm negli anni ’50 arrivò a concepire la fisica quantistica come una manifestazione fenomenica di una realtà olistica più profonda.


Il significato del Karma

Significato karma

Il termine Karma“, adeguamento del termine sanscrito “Karman“, viene dalla radice “Kr” il cui significato è “fare“, “agire“, ma questo termine ha un numero ampio di implicazioni filosofiche e religiose che, a seconda dell’ambito, cambiano il suo utilizzo nel significato.

Il Karma o Karman non è solo l’azione fine a se stessa, ma l’insieme delle azioni compiute nel pensiero, nel corpo, nella parola e nello Spirito di un essere senziente, in tutte le sue vite, e in ogni vita, ne determina la successiva rinascita.

Inoltre il Karma è anche azione Universale, cioè un equilibrio di energie per cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, come cita il terzo principio della dinamica di Newton.

L’ idea di unità del Cosmo è molto antica, tanto che il termine Universo “Unum versum”, significa l'”Uno manifesto”.

La scienza oggi avvalora sempre più questo concetto con le teorie del campo unificato. Il “Tutto” o “Nulla” da cui ogni cosa origina. Inoltre questo campo è attivo, quindi l’uomo fa parte di un Tutto attivo a cui è connesso. Da qui il principio di “Tutto è Uno”, che riassume tutti i testi sacri e le filosofie più spirituali.

Quindi il significato del Karma, in questo senso, è la legge di interconnessione di tutte le cose e per cui, ciò che “fai” lo fai a te stesso, tutto ciò che dai all’esterno, ritorna in qualche modo a te.

Ma allora se ho commesso delle ingiustizie, delle azioni “negative” in un’altra vita sarò punito in questa? O al contrario, se ho commesso azioni”positive” nella mia vita passata, in questa attuale avrò una “ricompensa” ?

Non è proprio così!

Se hai notato, ho messo sempre tra virgolette azioni “positive” e “negative” perché non esiste davvero qualcosa di positivo o negativo realmente, ma solo nella illusoria dualità in cui viviamo. E questa dualità ci serve per fare esperienza di noi stessi.

Questa esperienza è quello che in Occidente chiamiamo “destino” che può essere visto come sinonimo dell’orientale Karma, che spesso immaginiamo come qualcosa di statico.

Ma non lo è affatto.

Il destino o Karma è plasmabile attraverso la comprensione che, ciò che succede fuori di te è specchio di ciò che sei dentro, che siano pensieri, parole, azioni ecc.

Quindi, prendendo consapevolezza di te stesso, ti dai la possibilità di cambiare il tuo Karma o destino, chiamalo come preferisci.

Se, per esempio, ti ha morso un cane, o hai paura dei cani, è possibile che in un’altra vita tu abbia trattato male i cani, ma il punto fondamentale non sono i cani, ma te stesso in rapporto a ciò che il cane, in questo caso, rappresenta per te.

Tra l’altro, come la fisica quantistica ha ormai spiegato in maniera chiara, il tempo è un’illusione, per cui passato, presente e futuro vivono nell’eterno ora.

Dunque, se modifichi la tua consapevolezza nell’ora, modifichi ogni vita passata, presente e futura. Perché tutto succede ora.

Inoltre per non creare karma ulteriore negativo è fondamentale condurre una vita in relazioni con i principi dello yoga gli yama ed i niyama.


La legge del Karma

La legge del karma

Il Karma non è solo una maniera di definire il concetto di causa-effetto, ma un’energia che usa questo principio per manifestarsi.

Come già accennato precedentemente, oltre alle religioni e filosofie orientali, anche in Occidente diversi filosofi e pensatori se ne sono occupati, uno tra i più eminenti è stato Gustav Jung, che in molti suoi libri ha parlato di inconscio collettivo, proprio per sottolineare l’interconnessione tra tutte le cose.

La legge del Karma ci ricorda che siamo qui in funzione di anime e che, oltre al nostro Karma individuale esiste anche il Karma collettivo e planetario e che queste energie, portano evoluzione della Coscienza.

Il principio karmico origina da un’antica domanda con cui l’essere umano ha cercato e cerca di comprendere ciò che rende manifesta la “giustizia universale” ed ha lo scopo di favorire gli esseri a regolare la propria consapevolezza.

La disciplina del Karma afferma che qualsiasi azione ha un effetto apparente e immediato e uno non apparente che si svilupperà, come un seme che si schiude quando si presenteranno le giuste condizioni.

Quindi tutto risulta interconnesso.

Questi semi sono immagazzinati nella nostra anima; se non raggiungiamo la risoluzione del Karma in questa vita, avremo opportunità nella prossima, così come, se non conosciamo le cause della nostra sofferenza in questa vita, la possiamo conoscere nelle vite passate.

In questo senso, la legge del Karma è legata a quella della reincarnazione.

In base al principio karmico il tempo è circolare e il “Samsara” mostra il ciclo delle rinascite, che consente di completare il cammino di sviluppo spirituale e di purificazione.

In questo ciclo di rinascite c’è la possibilità di cambiare in modo consapevole il proprio Karma, riconoscendo i segnali del nostro vero Sé. Le diverse sfaccettature del nostro Karma formano le nostre inclinazioni, bisogni, necessità, e ci portano a nuovi livelli di consapevolezza.


Il Karma e la quotidianità

karma e quotidianita

Il principio tradizionale del Karma, ci offre degli spunti di riflessione sul fatto che le nostre scelte hanno ripercussioni che vanno oltre il momento in cui agiamo e che, non influiscono solo su noi stessi, ma anche sugli altri e sull’ambiente.

Questo porta ad una maggiore consapevolezza e responsabilità individuale.

Inoltre, riesaminando la nostra vita, risulta più chiaro che, ciò che facciamo ci ritorna in qualche modo indietro, in modi e tempi non sempre immediati ed evidenti.

Il Karma ci ripropone, nel suo sviluppo, situazioni centrali che non abbiamo ancora risolto e spesso, può farci entrare in crisi. Saper trasformare queste crisi in opportunità dà un significato alla nostra sofferenza e ci aiuta a maturare.

Il principio karmico dovrebbe essere visto, non come una condanna che non si può cambiare, ma come una possibilità di far fronte a ciò che è rimasto irrisolto.

Se prendiamo consapevolezza di ciò che ci accade, questa diventa l’opportunità di cambiare rotta alla nostra vita.

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Conclusioni

Il  karma, anche se attualmente questa parola è sulla bocca di tutti, è un argomento molto profondo e sicuramente non affatto semplice.

Spero però che, grazie a questo articolo, ora questo argomento ti sia più chiaro.

Se comunque lo vuoi approfondire  ti consiglio di dare un’occhiata ai miei libri preferiti sul karma:

Se invece vuoi scoprire altri argomenti sulla filosofia che si cela dietro lo yoga dai un’occhiata alla sezione filosofia dello yoga, dove puoi trovare tutti gli articoli che sono stati scritti finora su questo topic.

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*Immagini tratte da Bigstock

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