Alla fine dell’inverno scorso, è stato proiettato in molte città italiane, Awake – il sentiero della felicità, un film documentario sulla vita del Maestro Paramhansa Yogananda.
Questo film, come il suo classico Autobiografia di uno yogi, pubblicata nel 1946, ha toccato il cuore di molte persone. Il film è stato proiettato nuovamente di recente, in occasione della Giornata Internazionale dello Yoga ed è ora disponibile anche in DVD.
I suoi insegnamenti, i cui capisaldi sono la scienza della meditazione, l’arte di vivere in modo equilibrato e la fondamentale unità di tutte le religioni, sono trasmessi principalmente attraverso due organizzazioni: la Self Realization Fellowship, fondata dallo stesso Paramhansa Yogananda, e Ananda, fondata da Swami Kriyananda, uno degli ultimi discepoli a conoscere il Maestro mentre era in vita.
Penso che, sia nel caso in cui tu abbia visto il film sia in cui tu lo abbia solo sentito nominare, possa interessarti saperne qualcosa di più su questo grande Maestro.
Buona lettura… ;-)
Indice
Chi è Paramhansa Yogananda
L’infanzia
Mukunda Lal Gosh e’ nato il 5 gennaio 1893 a Gorakhpur nell’India nord-orientale. Paramhansa Yogananda e’ il suo nome monastico. I suoi genitori erano bengalesi, discepoli di Lahiri Mahashaya, e aveva sette fratelli. Il padre lavorava per la compagnia ferroviaria Bengal-Nagpur, per cui ha abitato in diverse città.
A otto anni ha avuto una guarigione miracolosa dal colera asiatico, grazie alle preghiere rivolte all’immagine di Lahiri Mahashaya, che gli ha dato l’ispirazione a cercare Dio, di cui scrive “Egli è gioia eterna e sempre nuova!”.
Quando Yogananda aveva 11 anni, mentre lui e il padre si trovavano a Bareilly, sua madre muore a Calcutta, morte preannunciata da una visione e che lo getta nella prostrazione, finché la Madre divina risponde al suo sconforto e alle sue preghiere: “Sono Io che ho vegliato su di te, vita dopo vita, con la tenerezza di innumerevoli madri; scorgi nel mio sguardo i due occhi neri, i dolcissimi occhi perduti che cerchi”.
La sua fanciullezza trascorre nella ricerca del suo Maestro ed è caratterizzata dai suoi tentativi di fuga verso l’Himalaya, frustrati dalla sorveglianza del fratello maggiore e dal desiderio del padre che studi e metta su famiglia.
L’incontro con il suo Guru
Finalmente incontra il suo Maestro, Swami Sri Yukteshwar Giri, che era stato discepolo di Lahiri Mahashaya.
Yogananda descrive con queste parole il suo incontro con lui “un uomo simile al Cristo, con indosso la veste ocra degli Swami, stava immobile in fondo al vicolo. Mi sembrò immediatamente di conoscerlo e di averlo conosciuto da sempre; per un attimo il mio sguardo si nutri avidamente di lui”.
Con sua sorpresa e disappunto, anche Sri Yukteswhar lo spinge a continuare gli studi perché un giorno sarebbe dovuto andare in Occidente e sarebbe stato tenuto in maggior considerazione con un titolo universitario.
Realizza il suo ideale di offrire un’educazione completa ai giovani, iniziando con sette bambini in un piccolo villaggio del Bengala. L’anno successivo, nel 1918, fonda una scuola a Ranchi nel Bihar, con il sostegno del Maharaja di Kasimbazar.
Una scuola primaria e secondaria, in cui la maggior parte delle lezioni veniva tenuta all’aperto. Oltre ai programmi tradizionali, ai bambini venivano insegnate tecniche di meditazione e lo Yogoda, un metodo per mantenere in salute il corpo (oggi conosciuto con il nome di Esercizi di Ricarica).
In America
Viene invitato a partecipare come delegato indiano all’International Congress of Liberals of America a Boston, il 6 ottobre 1920. Prima di partire, gli appare in visione Babaji, il Maestro di Lahiri Mahashaya, che gli dice “Tu sei colui che ho scelto per diffondere il kriya yoga in Occidente“.
Si ferma a Boston per tre anni, tenendo corsi e conferenze pubbliche. In quegli anni, ha anche scritto un libro di poesie “Canti dell’Anima”.
Nel 1924 tiene conferenze nelle principali città degli Stati Uniti e, nel 1925, fonda un ashram a Mount Washington, sede della Self Realization Fellowship (SRF).
Negli anni tra il 1920 e il 1930 tiene conferenze e lezioni di yoga in moltissime città e dedica alle migliaia di americani che lo hanno seguito il libro “Sussurri dall’eternità“, un libro di preghiere e pensieri spirituali.
Il ritorno in India
Ritorna in India per un anno nel 1935, dove visita suo padre e il suo Maestro, Sri Yukteshwar. Durante questo viaggio, provvede anche a riorganizzare la scuola di Ranchi.
Sri Yukteshwar muore mentre Yogananda si trova in India e gli appare nel corpo fisico per confortarlo.
Nelle sue parole: “Ma siete proprio voi, maestro, lo stesso leone di Dio? Avete ancora un corpo come quello che ho seppellito sotto le crudeli sabbie di Puri?” “Si, figlio mio, sono lo stesso. Questo è un corpo di carne e ossa. Anche se io lo vedo etereo, ai tuoi occhi e’ un corpo materiale. Dagli atomi cosmici ho creato una forma completamente nuova, perfettamente identica a quel corpo fisico del cosmico sogno che tu hai sepolto sotto le sabbie di sogno di Puri, nel tuo mondo di sogno. In verità io sono risorto, non sulla terra, bensì su un pianeta astrale abitato da esseri che, più degli uomini, sono capaci di conformarsi ai miei elevati principi spirituali. La’ tu e i tuoi cari dalla grande realizzazione spirituale mi raggiungerete un giorno per rimanere con me”.
Rientra a Mount Washington verso la fine del 1936. Negli ultimi anni della sua vita si dedica soprattutto alla scrittura.
Entra nel mahasamadhi, l’uscita cosciente dal corpo fisico, il 6 marzo nel 1952 a Los Angeles, al termine di un discorso da lui pronunciato in onore del l’ambasciatore indiano, Binay R. Sen.
La mia esperienza
Ho incontrato molti anni fa Paramhansa Yogananda, come molte altre persone, attraverso la lettura dell’Autobiografia di uno yogi. È stata una lettura sorprendente! Praticavo Hatha yoga da circa cinque anni e leggevo molti libri sullo yoga.
Non ero per niente preparata ai contenuti di questo libro. L’ho divorato in pochissimo tempo e intanto pensavo “questo libro è come il Vangelo, eppure non posso fare a meno di crederci”. Personalmente, la lettura dell’Autobiografia di uno yogi mi ha portato a rileggere il Vangelo con una diversa prospettiva e a credere in modo più profondo agli insegnamenti di Cristo.
Qualche tempo dopo, mi sono recata ad Ananda Assisi, dove ho ricevuto gli insegnamenti preparatori e poi sono stata iniziata al kriya yoga.
Le comunità Ananda, sono state fondate da Swami Kriyananda, che è stato discepolo diretto di Yogananda, nel 1968, inizialmente negli Stati Uniti, realizzando così le direttive a lui direttamente impartite dal suo Maestro per la creazione di “colonie di fratellanza mondiale”, e successivamente in Italia e in India.
Se ti interessa approfondire l’argomento puoi:
- leggere Un luogo chiamato Ananda oppure
- guardare il film Finding happiness.
Vuoi sapere quali sono stati gli insegnamenti di Paramhansa Yogananda? Lo scoprirai nel prossimo paragrafo.
Non pensare che l’argomento sia “troppo spirituale”, come disse Yogananda ad un discepolo che gli chiedeva se avrebbe mai lasciato il sentiero spirituale “Come potresti? Ogni persona è sul sentiero spirituale!”.
Gli insegnamenti di Paramhansa Yogananda
Gli insegnamenti del Maestro si basano sui principi cardine della filosofia indiana. Il velo di maya, l’illusione, ricopre la realtà ultima, che è la dimensione spirituale.
Il nostro scopo nella vita e’ “la realizzazione del Se”, sollevare il velo di maya e tornare ad immergerci nell’oceano della consapevolezza divina.
Per ottenere questo risultato, possiamo utilizzare la tecnica di meditazione che lui ha insegnato, il kriya yoga.
Per aiutare i ricercatori spirituali nel loro cammino, ha scritto molti libri, con argomenti vari:
Era sua intenzione infatti dimostrare la fondamentale sintonia degli insegnamenti di Sri Krishna e di Gesù Cristo.
Che cos’è il kriya yoga
La scienza del kriya yoga viene “descritta” da Yogananda nel capitolo 26 dell’Autobiografia di uno yogi.
“La tecnica, che come vedi e’ semplice, ha il potere di accelerare l’evoluzione spirituale dell’uomo. Le scritture induiste insegnano che l’ego, una volta incarnato, impiega un milione di anni per raggiungere la liberazione da maya. Il kriya yoga permette di abbassare consapevolmente questo periodo naturale.”.
Kriya yoga, dalle due radici sanscrite, kri (fare) e jug (unire), significa “unione con l’Infinito mediante una certa azione“. La tecnica può essere insegnata esclusivamente da un kriyaban autorizzato affinché, insieme alla tecnica, si possa ricevere la benedizione del Maestro.
Continuo ad utilizzare le parole di Yogananda per spiegare gli effetti che questa tecnica ha sul corpo “e’ un semplice metodo psicofisiologico che permette di purificare il sangue dal l’anidride carbonica e di arricchirlo di ossigeno. Gli atomi di questo ossigeno supplementare vengono trasformati in corrente vitale, che rigenera il cervello e i centri spinali. Arrestando l’accumularsi di sangue venoso, lo yogi può ridurre o prevenire il deterioramento dei tessuti. Lo yogi evoluto trasforma le cellule del proprio corpo in energia.”
A questa scienza molto antica si fa riferimento nella Bhagavad Gita e negli Yoga Sutra di Patanjali. Lahiri Mahasaya ha imparato questa tecnica dal suo Maestro Babaji e gli ha dato larga diffusione. Yogananda ha avuto la missione di insegnare la scienza del kriya yoga in Occidente.
Insieme al kriya yoga, Paramhansa Yogananda ci ha lasciato altre tre tecniche: gli esercizi di ricarica, l’Hong Sau e la tecnica dell’Om.
Andiamo a vederle più in dettaglio.
Gli esercizi di ricarica
Gli esercizi di ricarica, di cui quest’anno si festeggiano i 100 anni, rappresentano il contributo unico di Yogananda alla scienza dello yoga. In base al principio secondo il quale “più forte la volontà più forte il flusso di energia“, in questo sistema di esercizi si dirige la forza vitale nelle singole aree del corpo, attraverso una graduale contrazione è un graduale rilassamento, risvegliando e rivitalizzando così corpo, mente e spirito. Si praticano in abbinamento ad un “doppio respiro” per ossigenare e detossificare il corpo.
Se vuoi capire meglio di cosa si tratta puoi guardare il video di Ananda edizioni tratto da Youtube:
Inoltre, Ananda edizioni ha inoltre pubblicato un libro con DVD che può essere uno strumento utile per iniziare a praticare questi benefici esercizi.Tramandati dal grande maestro Paramhansa Yogananda, questi esercizi aumentano la vitalità a ogni livello, insegnando in modo chiaro un sistema facile per guarire il corpo, trasformare la mente, ed elevare l’anima.
Scopri di più su questa risorsa
La tecnica Hong Sau
La tecnica Hong Sau e’ uno strumento che ci consente di raggiungere la concentrazione necessaria per poter praticare la meditazione.
Lo scopo del mantra e’ proprio quello di proteggere la mente, offrendole qualcosa su cui concentrarsi e non permettendole di divagare.
Il significato di questo mantra e’ Io sono Quello, cioè Io sono Spirito; la sintonizzazione con questo mantra ci aiuta ad aprirci alla comunione con Dio ed a sperimentare la nostra essenza divina.
La tecnica dell’Om
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente e’ stato fatto di tutto ciò che esiste.”. Vangelo di Giovanni datato I-II sec. d.C.
“Questo (in principio) era il solo Signore dell’Universo. La sua Parola era con lui. Quella Parola era il suo secondo. Egli contemplo’. Egli disse:”Libererò questa Parola, così che ella produrrà e creerà tutto questo mondo”.
Tandya-maha-brahmana XX, 14,2 – la datazione dei Veda e’ complessa e va dal 1500 al 600 a.C.
L’Om e’ la sillaba sacra con cui Dio, nella tradizione indiana/induista, ha creato il mondo. È lo Spirito divino, il Verbo o la Parola, che si manifesta nella creazione attraverso la vibrazione. La tecnica dell’Om utilizza una profonda concentrazione sul suono dell’Om per entrare in comunione con lo Spirito.
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*Immagini tratte da Google Immagini