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I veda: i testi sacri induisti

da | Mar 3, 2023

Trattare questo argomento non è semplice, per molteplici motivi, quali ad esempio, la sua vastità, la sua complessità, l’appartenenza di questi testi a una cultura lontana sia nel tempo che nei contenuti.

Potrò semplicemente accennare a questo tema, che richiederebbe anni per essere approfondito. Chissà che tra voi lettori non ce ne sia qualcuno che decida di saperne di più, dopo aver letto questo articolo.

Quanto segue vuole chiarire a grandi linee e con semplicità cosa sono i Veda, dando l’input a chi ne rimanesse affascinato, di approfondire presso altre fonti o i Veda stessi, già tradotti in molte lingue e alcune parti anche in italiano.

A me personalmente questo argomento ha destato grande meraviglia.

Buona lettura e scoperta dei veda

Cosa sono i veda

I Veda sono dei testi definiti sacri, i più sacri in assoluto nella tradizione hindu. Per un praticante di yoga possono essere interessanti in quanto è in essi, e più esattamente nel Rig Veda che troviamo per la prima volta la parola Yoga.

Veda è una parola sanscrita, la lingua dell’antica India, probabilmente la lingua più antica del mondo. Tradotto dal sanscrito Veda significa “sapienza”. Infatti i testi contengono un sapere immenso, che il nostro sapere attuale in confronto è una goccia nell’oceano. Scienziati come Newton o Eistein, che conoscevano i Veda, si ritenevano degli ignoranti di fronte a tale sapienza.

Sono dei testi criptati, esoterici e come tali destinati a pochi. Esoterici, infatti, sono quegli insegnamenti segreti, che non devono essere divulgati perché destinati a pochi eletti. Effettivamente i Veda sono di difficile comprensione e neanche gli studiosi più dotti sono giunti, ancora oggi, a una spiegazione univoca, le teorie su essi sono davvero molte. Nei Veda si trova la spiegazione su cos’è la vita, sul perché essa esiste e quale è il suo scopo ultimo, viene spiegato come salvarsi dal ciclo delle rinascite, cosa sono l’anima e il karma.

A differenza della scienza che si limita a costatare, osservare, calcolare, nei Veda si trovano le risposte ai come, ai cosa e ai perché di tutte le cose. Perfino la fisica più avanzata sta scoprendo oggi realtà che nei Veda sono presenti da migliaia di anni.

Lo studioso John M. Koller così commenta: “I pensatori vedici si posero delle domande circa sé stessi, il mondo che li circondava e il loro posto in esso. – Che cos’è il pensiero? – Quale ne è la fonte? – Perché spira il vento? – Chi ha posto il sole, emanatore di calore e luce, nel cielo? – Come rinnovare la propria esistenza e diventare interezza?”

Si ritiene che i Veda non siano opera umana, ma manifestazione dell’Assoluto, che si è rivelato all’ umanità attraverso di essi, sotto forma di suoni. I suoni sono infatti gli elementi costitutivi della sapienza contenuta nei Veda. Possiamo dire che questi testi sono la manifestazione dell’Assoluto sotto forma di suono.

I testi sono considerati Apaurusheya ossia “di origine non umana”. Ogni sillaba dei veda è ritenuta santa, vi sono all’interno un insieme di mantra di enorme potenza perfino quando non se ne conosca il significato, fatto assai sovente.

I mantra sono strumenti atti a concentrare la mente, esprimono gli inni e sono cantati con padronanza assoluta per ore e ore. L’essenza dei veda sono i sacrifici e i riti che duravano fino a molte settimane.

Datazione

I Veda sono considerati tra i più antichi testi religiosi giunti fino a noi. Essi coprono un arco temporale molto ampio e forse ancor più ampio di quello che possiamo dedurre attraverso gli studi fatti fino ad oggi, visto che per lungo tempo sono stati tramandati oralmente. Ciò è stato possibile grazie a tecniche di memoria e scuole di recitazione molto raffinate che hanno consentito la trasmissione di ogni sillaba, di ogni accento di ogni più minuscolo dettaglio, presenti nei Veda. D’altronde la tradizione indiana ha sempre privilegiato la forma orale, piuttosto che quella scritta, ritenuta meno importante. I veda sono per questo degli Shruti che significa “ciò che è stato udito” come già accennato.

Verosimilmente si tratta di testi sacri riconducibili ai popoli arii che nel 2000 a.C. circa invasero l’India e la cui religione era il vedismo dove affonda le sue radici la religione induista e di cui i Veda sono la sorgente. Ma la datazione dei Veda è controversa: alcuni studiosi li collocano tra il 2000 AC e il 1100 AC, altri nel XVI secolo a.C.

Secondo studi più recenti risalirebbero al 3000, forse al 4000 o addirittura al 7500 a.C. secondo la tradizioni hindu i testi sono senza tempo e increati o emanati da Dio.

Gli studiosi Forrest E. Baird e Raeburne S. Heimbeck così commentano: “Tra i tanti loro testi sacri, gli induisti riconoscono origine sovrannaturale unicamente ai Veda; è credenza che questi testi rivelino la conoscenza essenziale della vita — una sapienza che essi ritengono eternamente esistita in forma di vibrazioni risuonanti attraverso l’universo. Queste increspature sarebbero rimaste inascoltate e non rilevate fino a che saggi indiani dotati d’udito spirituale non le hanno colte e riformulate nella Lingua sanscrita, fin da 3200 anni fa”.

La datazione di questi testi e delle culture che li hanno prodotti, ripeto, è controversa, tuttavia il sistema vedico si sviluppò e si affermò ampiamente in India durante il periodo vedico, con l’arrivo dei popoli arii (2000 a.C. circa).

Struttura

Gli studiosi suddividono i Veda in:

  • Quattro Samhita, ossia benedizioni, preghiere e mantra che sono:
    1. Rgveda che significa inni dei Veda o inni della conoscenza. Sono ritenuti il più antico scritto indoeuropeo giunto fino a noi. Consistono appunto in una raccolta di inni. Sono preghiere rivolte alle divinità come Agni ( divinità del fuoco, figlio del cielo e della terra) Indra (signore della folgore e dio del temporale, delle piogge e della magia), Varuna (il garante dell’Ordine cosmico) etc.
      Vi sono inni di lode alle divinità dedicati alla prassi liturgica, inni espressi in forma di mantra che è uno strumento per concentrare la mente. Il cuore dei veda sono i sacrifici e i riti che duravano anche molte settimane.
    2. Samaveda significa veda delle melodie, si tratta di mantra cantati dall’officiante durante i riti.
    3. Yajurveda una specie di libro di preghiere e di formule sacrificali (yajur significa proprio formula sacrificale), in parte ricavate dal Ṛgveda e in parte originali.
    4. Atharvaveda significa “Veda degli Atharvan”, essendo gli atharva le formule propizie adoperate durante alcune cerimonie sacrificali della religione vedica. È noto anche come quarto Veda.
  • Brahmana sono commentari ai rituali, commentari alle quattro Saṃhita.
  • Aranyaka testi che trattano di riti e cerimonie ai quali potevano accedere soltanto gli eremiti e gli abitanti della foresta.
  • Upanishad i più conosciuti e i più letti. Detti anche Vedanta in quanto oltre ad essere la conclusione dei Veda ne sono l’apice, la vetta più elevata. Upanishad significa sedere in basso, vicino al maestro, a sottolineare l’umiltà con cui il discepolo si pone davanti al suo maestro che gli elargisce la conoscenza segreta.
    Nei Veda il rapporto tra l’insegnante e discepolo è di rilevante importanza proprio perché il maestro ha la sapienza e la trasmette al discepolo, che trova in lui il suo più alto riferimento e base della sua esistenza. Il discepolo lascia la sua famiglia in giovane età per vivere col maestro dove impara le più raffinate tecniche di recitazione dei testi, dei riti e dei sacrifici. Il maestro in India è una figura divina e come tale viene venerato.
    Di upanishad se ne contano a migliaia ma soltanto 108 sono le più importanti, e di queste ancor più lo sono soltanto 14 che sono poi quelle più antiche, considerato che ci sono upanishad risalenti anche al 1900.
    Alcune parti dei Veda sono state già tradotte anche in italiano. In altre lingue si trova molto più materiale. Sono un commento filosofico ai Veda rispetto ai quali sono molto più facili da comprendere. Si tratta di veri e propri dialoghi con domande e risposte, una forma che si presta a una maggior comprensione. Tra le Upanishad più famose c’è la Bhagavad-Gîtâ.
  • Sutra e Vedanga servivano a codificare i riti, ognuno dei quali è ulteriormente suddiviso in generi.

Ci sarebbe tanto da scrivere ancora ma invito il lettore più assennato ad approfondire l’argomento cercando nuove fonti di conoscenza.

Conclusioni

Voglio concludere questo articolo sui Veda con la versione su essi che più mi ha colpito, ossia che essi sono la riproduzione del suono del Divino, che recitati o cantati, riproducono le primordiali vibrazioni dell’universo, vibrazioni impossibili da tradurre in una qualsiasi lingua, che ci darebbe soltanto un esito non veritiero.

Si crede siano stati captati attraverso visioni e udito, e quindi tramandati dai rishi, grandi saggi del passato immersi in profonde meditazioni che hanno fatto da tramite tra l’umanità e l’Assoluto. Quindi, forse, soltanto meditando profondamente potremo accedere al suono dell’universo e comprendere davvero i Veda.

Inoltre se vuoi approcciare a questo argomento ti suggerisco il bellissimo testo “l’Ardore” di Roberto Calasso.

Om Shanti 

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